SMOG E CORONAVIRUS

PIERO ANFOSSI

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Nel marzo scorso, con le restrizioni messe in atto nel nord Italia per fare fronte all’impennata di casi di Covid 19, si è registrata una diminuzione dei livelli di inquinamento atmosferico. Con la limitazione della circolazione di autoveicoli e la riduzione delle emissioni da riscaldamento per la chiusura delle scuole, come pure di alcuni impianti industriali, si sono ridotte le emissioni di CO2. La rarefazione dello smog sulla Pianura padana risulta evidente dalle immagini riprese dal satellite Sentinel 5 (programma Copernicus dell’Agenzia spaziale europea). In particolare, appare quasi del tutto dissolta la nube bruno rossastra formata da biossido di azoto, un gas tossico ed irritante, fortemente nocivo per chi presenta problemi dell’apparato respiratorio. La concentrazione limite oraria ammessa per questo gas è di 200 microgrammi per metro cubo. Tale effetto sembra confermare quanto riscontrato nell’atmosfera sovrastante la regione cinese di Hubei e la città di Wuhan, epicentro dell’epidemia dove, dopo un periodo di forti restrizioni, il livello di biossido di azoto risulta inferiore circa del trenta per cento rispetto ai valori consueti. Per poter fare un paragone corretto degli effetti da blocco delle attività nelle rispettive zone rosse cinesi e italiane, occorrerebbe tenere conto anche delle condizioni meteoclimatiche locali. Infatti per una valutazione corretta dell’effetto atmosferico sulle regioni interessate dal blocco antivirus, occorre il mantenimento di un’omogeneità meteorologica, ossia il perdurare di condizioni climatiche costanti quali assenza o meno di piogge, tasso di umidità dell’aria, regime dei venti. Anche la temperatura dovrebbe mantenersi costante, dato che sbalzi termici improvvisi, tipici del periodo a cavallo tra fine inverno ed inizio primavera, influiscono sui cicli più o meno intensi di funzionamento degli impianti di riscaldamento. Per chiarire meglio la questione, a fine febbraio nell’area della bassa lodigiana (zona rossa), i livelli di PM10 erano rimasti sopra i limiti consentiti, fino all’arrivo di vento di tramontana che ha rapidamente riportato i valori entro la norma.

Alcuni ricercatori italiani che stanno studiando le modalità di diffusione del Covid 19, sospettano che tale virus manifesti una certa capacità di agganciarsi alle polveri fini per sfruttarne la grande capacità di propagarsi nell’ambiente. Allo stesso modo in cui il particolato presente nell’aria raggiunge le mucose delle vie respiratorie, il virus, da esse veicolato, riuscirebbe così a penetrare nell’organismo. Secondo quanto diffuso su vari mezzi di informazione e siti internet, vi sarebbe pertanto una correlazione tra PM10 e coronavirus: il particolato fungerebbe da veicolo per il trasporto del virus, come avviene per molti altri contaminanti chimici e biologici. La resistenza del virus in condizioni di esposizione all’aria dipenderebbe da molteplici fattori concomitanti, tra umidità relativa dell’aria, temperatura e radiazione solare. Forti obiezioni a questa ipotesi vengono sollevate da molti altri studiosi che non vedono un legame diretto nell’alta incidenza del virus, anche in un’area particolarmente inquinata come quella padana. In attesa di ulteriori conferme o smentite, rimane il fatto che molte persone, costrette a vivere in ambiente inquinato per gran parte dell’anno, vedano messe a dura prova le difese dell’apparato respiratorio, spesso già pesantemente compromesso. A titolo provocatorio, immagino, in un futuro prossimo, dei cartelloni pubblicitari giganti, incombenti dagli edifici di alcune strade particolarmente trafficate delle nostre metropoli, su cui campeggiano immagini simili a quelle che sono state applicate ai pacchetti di sigarette, con accanto la scritta: l’aria di questa strada nuoce gravemente alla salute. Forse in tal modo qualche amministratore locale, temendo per la propria poltrona alle prossime elezioni, si deciderebbe ad adottare misure di contenimento del traffico veicolare più drastiche e durature nel tempo.

In conclusione, se qualche utile insegnamento potremo mai trarre da una tale sciagura, sarà auspicabile che anche sul fronte dell’inquinamento d’ora in poi si prendano provvedimenti puntuali, perlomeno in quelle aree in cui ormai da troppo tempo si è instaurata una situazione insostenibile per quanto riguarda la qualità dell’aria.

Nell’immagine satellitare, l’area in colore dal giallo al rosso sulla Pianura padana mette in evidenza l’alta concentrazione di smog composto in gran parte da biossido di azoto, prima della sua riduzione in seguito alle restrizioni da coronavirus.