TI CONOSCO MASCHERINA

Piero Anfossi

Ti conosco, mascherina è un modo un po’ desueto di rivolgersi all’interlocutore quando si è convinti che ci voglia nascondere qualcosa. In tempo di coronavirus, le mascherine protettive a disposizione sono di vario tipo: siamo sicuri di conoscerle? Di seguito sono riportate in modo sintetico le caratteristiche dei modelli più diffusi.

Le mascherine chirurgiche sono quelle più economiche e pratiche da indossare. Normalmente adoperate in ambito chirurgico, odontoiatrico e in laboratorio, bloccano l’emissione di goccioline da naso e bocca. Non aderendo perfettamente al volto, sono di scarsa efficacia contro l’introduzione di agenti esterni.

Le mascherine FFP (Filtering Face Piece o semi maschere filtranti), al contrario delle precedenti, proteggono meglio dagli agenti provenienti dall’esterno. Secondo il grado di capacità filtrante si distinguono in tre tipi:

FFP1 con capacità filtrante fino all’80%, normalmente impiegate a protezione di polveri o aerosol da lavorazioni industriali, sono scarsamente efficaci contro gli agenti patogeni; 

FFP2 con capacità filtrante superiore al 90%, in uso agli operatori sanitari e nei laboratori analisi, forniscono una buona protezione contro i virus ma possono essere attraversate da quelli di dimensioni minori e teoricamente dovrebbero essere cambiate ogni 8 ore;

 FFP3 con efficacia fino al 99%, sono quelle che garantiscono la massima protezione, ma chi le indossa respira molto a fatica.

Degli ultimi due modelli esiste la versione con valvola, la cui funzione è quella di agevolare la respirazione, pertanto non adatta ad un utilizzatore positivo al contagio.

In sintesi, per i soggetti asintomatici o sospettati di contagio è consigliato di indossare la mascherina chirurgica, mentre le FFP2 e FFP3, dovrebbero essere riservate al personale medico-sanitario, per evitare che si verifichino problemi di reperimento da parte dei centri ospedalieri.

Le mascherine chirurgiche sono monouso, pertanto non devono mai essere riutilizzate. Questo comporta un accumulo di rifiuti non riciclabili, tenuto conto del materiale di cui sono fatte. Si compongono infatti di due o tre strati di tessuto sintetico costituito da fibre di poliestere o polipropilene, di cui quello esterno più resistente. Si tratta di svariati milioni di mascherine al giorno che vanno a finire nei rifiuti indifferenziati, senza contare quelle sbrigativamente gettate dove capita. Il rischio di ritrovarne in mare, in parchi e giardini o in altri ambiti naturali, non è da sottovalutare. L’utilizzo di mascherine in cotone multistrato, riutilizzabili previo lavaggio e sterilizzazione, sarebbe la soluzione migliore per fare fronte ai problemi di smaltimento.

Uno dei manifesti affissi in alcune località liguri, con cui si avvisano i cittadini che l’uso delle mascherine è d’obbligo anche dopo la ripartenza del 18 maggio. Foro P. Anfossi