di Enrico Martini
Cominciamo subito con un errore. Scopritelo. Non avete voglia di lavorare? È un vostro diritto. Lavorerò io per voi. L’immagine vi mostra non un fiore ma un’infiorescenza. Consideriamo la comune margheritina o pratolina (Bellis perennis):
qui la differenza tra i fiori è palese: i periferici, di colore bianco, hanno una forma allungata a linguetta (“ligulati”); quelli centrali (“del disco”) sono gialli; i primi sono fiori femminili e portano, alla loro base, un ovario, i secondi presentano entrambe le strutture, maschili e femminili (“ermafroditi”). La differenza si nota poco se tutti i fiori hanno il medesimo colore, come nella prima immagine.
Un’infiorescenza come quelle che vi ho presentato si chiama “capolino” ed è tipica della famiglia delle Asteracee (o Composite, nome non corretto, da abbandonare).
Come riconoscere la pianta della prima immagine? Tante asteracee presentano capolini simili. Ve ne mostro un’altra, il taràssaco, soffione, dente di cane o -ehm, ehm- “piscia a letto” (per le proprietà diuretiche delle foglie se consumate in abbondanza in insalata). Eccovi un’immagine di capolini di un tarassaco (Taraxacum officinale).
Ed eccovi pure un’immagine del capolino di un grespino spinoso (Sonchus asper).
Impariamo a riconoscere la prima pianta: si tratta di un’asteracea comune nei prati più o meno aridi, su bordi di sentieri e ambienti consimili, la reicardia o grattalingua comune (Reichardia picroides). Perché l’ho scelta per rompere il ghiaccio in questa nuova rubrica del sito del nostro Pro Natura? Perché è facile riconoscerla e fare sfoggio di cultura botanica . Intanto vi mostro l’immagine di un esemplare intero.
Ed ecco l’astuzia: la grattalingua ha sullo stelo tutta una serie di squamette a forma di triangolo isoscele, più o meno distanziate. Eccovene la prova.